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Correzione sui metalli non ferrosi

Correzione sui mercati non ferrosiMarzo 2017. La settimana appena trascorsa si è conclusa con i dati statistici dell’Istat che confermano una crescita dell’1% del Pil nel 2016 e con le esportazioni italiane che sono cresciute di quasi il 5%, più di quelle di Germania e Francia.
La crescita dell’export è un grande risultato ma a caro prezzo dei lavoratori che hanno visto diminuire il costo del lavoro dell’1,3%, mentre la crescita del prodotto interno lordo è ancora molto lontana rispetto agli anni precedenti alla recessione economica (oltre al 7%). Giusto per fare dei paragoni, la Spagna ha quasi completato il gap, mentre Francia e Germania sono già tornati ai livelli pre-crisi dal 2011.


Tornando ai mercati, anche questa settimana parliamo di commodity, in particolare dei metalli non ferrosi che hanno evidenziato una timida correzione.

Il rame ha lasciato l’area sera i 6000 dollari, finendo sul supporto a 5880.
Il nickel ha chiuso sui 11000 dollari, dopo un nuovo test della resistenza a 11150, soprattutto per merito dei rumors di un possibile bando alle esportazioni anche nelle Filippine.
L’alluminio ha toccato un nuovo massimo annuale a 1957, valore che non si registrava da maggio 2015, prima di deviare a 1910 nella seduta di venerdì 3 marzo.
Lo zinco, visto nel breve termine, è stato il più debole del comparto. Nella seduta di giovedì è sceso fino a toccare un minimo a 2765, molto prossimo al supporto a 2750. La violazione di tale livello potrebbe farlo crollare fino a 2680. Ritracciamenti significativi per il piombo che ha chiuso a 2650.

Tra le altre principali materie prime, il petrolio Wti ha chiuso gli scambi in contrazione, sotto i 53 dollari al barile. Mentre il metallo giallo ha rotto il supporto a 1240 dollari l’oncia per scendere fino a 1225.

Nel foreign exchange la moneta unica è rimasta stabile in area 1,0520 contro l’USD.

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